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MARIA GULGATAI TOOPAKAY WAZIR: VESTITA DA UOMO PER GIOCARE A SQUASH
Dall’eleganza del tennis di fine ‘800 inizi del ‘900 arriviamo in Pakistan negli anni ’90.
Qui incontriamo Maria Gulgatai Toopakay Wazir, nata a Waziristan del Sud nel 1990.
Fin da piccola per poter uscire di casa e giocare si è sempre dovuta travestirsi da maschio per poter intraprendere il gioco dello squash, cosa che nella sua tribù non era assolutamente concessa alle donne.
La famiglia di Maria era una famiglia di origine aristocratica e il padre ha sempre permesso alla moglie e alle figlie di poter studiare e praticare sport, cosa che creò sempre tensioni tra la famiglia Wazir e il resto del villaggio che seguiva pedissequamente le regole dei Talebani che governano la zona tra il Pakistan e l’Afghanistan, dove nacque Maria.
Il padre venne arrestato più volte, tant’è che tutta la famiglia fu costretta ad emigrare e Maria comincia ad uscire con i vestiti del fratello Taimur, per cercare di poter vivere una vita normale…
La famiglia di Maria acconsente alla figlia di poter uscire e giocare con i suoi amici travestendosi da uomo e facendosi chiamare Gengis Khan, nome alquanto evocativo.
A 21 anni Maria vive e va a scuola a Peshawar, ultima destinazione della famiglia Wazir, riuscendo a frequentare un ambiente sportivo ed in particolare quello del sollevamento pesi nella quale Maria, sempre travestita da uomo, gareggia contro uomini classificandosi al secondo posto in un torneo a Lahore.
Durante quell’esperienza Maria incontrò per la prima volta lo squash, sport già molto popolare in Pakistan.
Si iscrisse all’accademia con il vero nome riuscendo a celare la sua identità per un breve periodo di tempo, tant’è che una volta scoperta fu travolta da offese e pregiudizi tali da renderne impossibile la frequentazione della stessa accademia.
Maria però ormai è innamorata di quello sport e continua ad allenarsi in casa contro una parete.
Partecipa al primo torneo della sua vita a Wah Cantonment, nel campionato femminile Under 13 che vincerà portandosi a casa un premio in denaro.
Maria Toorpakai diventa così la prima donna appartenente all’Area Tribale di Amministrazione Federale ad aver partecipato ad un torneo internazionale di squash, giocando inoltre senza velo, in pantaloncini e maglietta.
Partecipa in seguito anche ai Giochi asiatici giovanili a Lahore dove viene notata dall’allenatore della nazionale femminile di squash Rahim Gul che le permette di allenarsi con la squadra. A dodici anni va con le compagne di squadra a Islamabad per la qualificazione dei Giochi Asiatici assoluti non riuscendo nell’impresa. L’invasione dell’Iraq da parte degli Stati Uniti nel 2003 però causa l’interruzione dell’evento sportivo che viene ripetuto qualche mese dopo.
In questa seconda occasione Maria riesce a superare la qualificazione vincendo il bronzo individuale e l’argento in squadra, entrando così ufficialmente a far parte della nazionale femminile di squash del Pakistan. Ai Giochi Asiatici in Malesia la squadra non ottiene risultati positivi ma questo non influisce sulla carriera di Maria che diventa professionista nel 2006 giocando prima per l’esercito e successivamente per la WAPDA.
Dopo essere diventata la prima giocatrice del Pakistan, Maria riceve l’importante premio per l’eccellenza dello sport, il premio Salam Pakistan, consegnatole dal presidente del Pakistan Pervez Musharraf.
La sua foto accanto al presidente appare sui giornali e questo attira le ire degli estremisti talebani che considerano il presidente una “pedina nelle mani americane” e che ritengono la carriera sportiva di Maria come una violazione dei codici e delle tradizioni.
Viene inviata una lettera minatoria direttamente alla ragazza e successivamente viene minacciata con delle telefonate anche l’accademia a Peshawar dove Maria si allena, tanto che il governo le concede una scorta armata.
In seguito a un falso allarme bomba, un borsone pieno di asciugamani lasciato su un campo da gioco, Maria decide di non frequentare più l’accademia per non essere un pericolo per gli altri allievi.
In seguito a questi eventi la ragazza decide di inviare svariate mail a Università di tutto il mondo descrivendo la sua situazione e inviando il suo curriculum nella speranza di trovare una struttura lontana disposta ad ospitarla e ad allenarla. Invia anche una mail a Jonathon Power, due volte campione del mondo di squash, in seguito alla diffusione di un annuncio dell’uomo che cercava un allenatore di squash per la sua nuova scuola in Canada, a Toronto.
Nel 2010 si iscrive ai giochi preolimpici nazionali a Peshawar ma deve alla fine rinunciare per minacce; continua comunque a partecipare a dei tornei di squash in Asia meridionale e arriva terza ai mondiali juniores.
Nel 2011, in seguito alla risposta positiva da parte di Jonathon Power, Maria si trasferisce a Toronto per allenarsi e lavorare alla National Squash Academy. Un anno dopo partecipa al Liberty Bell Open di Philadelphia vincendolo.
VERA CASLAVSKA: CAMPIONESSA INARRIVABILE PUNITA DAL PARTITO
Primo dopoguerra Cecoslovacchia 1942 nasce Vera Caslavska e lei non lo sa, ma diventerà la sportiva cecoslovacca più vincente della storia.
A 16 anni partecipa ai suoi primi Campionati mondiali di ginnastica artistica che si tennero a Mosca e l’anno seguente ottenne l’oro nel volteggio e l’argento della trave ai campionati europei.
Alle Olimpiadi del 1960 vinse altre medaglie, come nel 1961, nel 1962, nel 1964 e nel 1968.
E’ l’unica atleta al mondo sia a livello maschile che femminile ad aver conquistato l’oro olimpico in ogni specialità individuale e tra il 1964 ed il 1968 rimase imbattuta nel concorso individuale ad ogni manifestazione internazionale a cui partecipò.
Ma Vera Caslavka oltre che essere un’atleta incredibilmente forte e performante non perse mai di mira ciò che succedeva al di fuori dei palazzetti in cui otteneva folgoranti vittorie.
Per questo dichiarò apertamente il suo appoggio al movimento democratico cecoslovacco contro l’occupazione sovietica del 1968.
Come detto in precedenti puntate questo tipo di esposizione non passa inosservata e il comitato centrale del partito comunista impedì alla ginnasta di allenarsi con il resto della squadra. Vera non era certo una donna che si faceva abbattere dagli eventi ed allora si allenò da sola nelle foreste della Moravia per poi presentarsi a Città del Messico 1968 dove difese il suo titolo completo ottenendo riconoscimenti in tutte e sei le discipline, tra cui oro al corpo libero alle parallele asimmetriche e al volteggio.
Città del Messico 1968 è diventata famosa per il gesto di John Carlos e Tommie Smith, di cui ho già parlato, ma non da meno fu l’atteggiamento della Caslavska che deliberatamente discostò lo sguardo durante l’esecuzione dell’inno sovietico alla premiazione del corpo libero in cui vinse l’oro a pari merito con l’atleta russa Larisa Petrik.
A seguito di tali atteggiamenti e anche a seguito del matrimonio che la Calsavska contrasse con il mezzofondista cecoslovacco Josef Odlozil, proprio a Città del Messico, la popolarità della superba ginnasta crebbe a tal punto da renderla persona non grata al nuovo regime filo-sovietico che nel frattempo aveva preso il potere in patria.
Fu costretta al ritiro e le fu impedito per molti anni di volare, lavorare o presenziare ad eventi sportivi. Le autorità cecoslovacche impedirono la pubblicazione della sua autobiografia cercando di censurarla in Giappone quando fu stampata.
Solo nel 1980 e solo grazie all’intervento del CIO e al riconoscimento dell’Ordine Olimpico, la figura di Vera ottenne la sua meritata visibilità.
Dopo la caduta della Cortina di Ferro le vennero riconosciuti tutti gli onori negati, tra cui per un periodo la Presidenza del comitato olimpico Ceco.
Vera lottò tutta la vita, nei palazzetti e sono solo, ma non riuscì ad avere la meglio sul tumore al pancreas, uno dei più brutti, ma soprattutto di quelli che non lasciano scampo che la condusse alla morte nel 2016 a 74 anni.
Per dovere di cronaca mi sento obbligato a ricordarvi il palmares di un’atleta senza eguali spesso poco ricordata.
Alle Olimpiadi Vera raccolse sette medaglie d’oro e quattro d’argento.
Ai campionati Mondiali quattro medaglie d’oro, cinque d’argento e una di bronzo.
A campionati Europei undici medaglie d’oro, una d’argento e una di bronzo.
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Vi assicuro che di storie del genere lo sport è pieno e mi piacerebbe continuare a raccontarle, nella speranza che chi ascolta abbia piacere di ascoltarle e probabilmente di puntate dedicate alle donne nello sport ne farò ancora.
Vi saluto dandovi appuntamento alla prossima puntata…sempre carico di curiosità… sempre!
voglioso di condividere e soprattutto sempre con lo sport al centro di tutto…
by Fabrizio Roscitano