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TRON
Facciamo un altro salto temporale e arriviamo al 1982 per un altro film prodotto dalla Disney dal titolo “Tron”, replicato poi nel 2010 come “Tron: Legacy”.
Il film, il primo di fantascienza a focalizzarsi sulla realtà virtuale, ebbe due candidature ai premi Oscar e tratta la storia di Kevin Flynn, interpretato da un giovane Jeff Bridges, geniale programmatore di software per videogame in lotta contro il colosso dell’informatica Encom che accusa di aver rubato suoi programmi per lanciare famosi giochi.
Nel tentativo di provare la truffa, Flynn si ritrova all’interno del mega cervellone della Ditta, alle prese con il malvagio Master Control Program, sofisticato software di intelligenza artificiale, posto a custodire tutti i segreti della Encom.
All’interno di questo universo parallelo, Kevin si trova a dover affrontare prove per sopravvivere in mezzo a tutti i codici di programmazione che, improvvisamente hanno acquisito forma materiale e si ritrovano a combattere in arene proprio come capitava all’epoca degli imperatori romani.
Due di queste prove gladiatorie sono la Disc Arena e il Light Cycle.
La guerra con i Light Disc, si svolge con i due contendenti (che possono diventare quattro o cinque), sono in piedi su piattaforme virtuali, chiamate Game Grid, ai lati opposti del campo e usano il proprio Disco d’Identità come arma, lanciandolo contro l’avversario. Vi è la possibilità di bloccare gli attacchi e sfruttare le pareti per colpire di rimbalzo. L’impatto con il disco avversario risulta fatale.
Altra competizione storica è quella a bordo delle Light Cycle, rapidi veicoli a due ruote che, percorrendo una superficie a griglia, lasciano dietro di sé una scia colorata che diventa impenetrabile quanto un muro.
La vittoria consiste nell’intrappolare l’avversario con la propria scia, portandolo allo schianto e quindi alla distruzione. Nel film originale del 1982 era possibile sterzare solo a 90°, mentre nel sequel, del 2010, il gioco diventa più dinamico, con la libertà di curvare in ogni direzione e piattaforme che permettono di saltare.
Inoltre, la scia solida può essere attivata o disattivata a piacimento, a differenza delle moto di prima generazione.
Vi assicuro che anche guardando il film diventa difficile capire come interagivano i vari giochi, ma sicuramente la colpa è mia, la colpa è del mio cervello che non è particolarmente avvezzo alla tecnologia complicata, perchè più abituato a seguire giochi reali…..
Anche in questo caso la cura dei dettagli, dei particolari non solo pratici, ma anche virtuali, ha reso questa mia ricerca assolutamente interessante soprattutto perché ho scoperto un mondo molto lontano dai miei standard abituali.
MAD MAX
Rimaniamo sempre nel mondo visionario, con un’altra saga e un altro sport immaginifico che, in un certo senso, ha trovato riscontro anche nella realtà.
Parlo di “Mad Max” ossia Max Rochatansky interpretato da un folle Mel Gibson nel pieno del suo fulgore.
Il primo episodio, come spesso accade è forse il più bello, perché lo spettatore viene messo dinanzi a cose tutte nuove, a mondi fantastici a situazioni talmente irreali da sembrare esattamente in contrario.
La saga nata nel 1979 con Interceptor, ha avuto due episodi successivi sempre con Gibson, “Mad Max 2: il guerriero della strada” nel 1981 e “Mad Max oltre la sfera del tuono” nel 1985. Nel 2015 è stato riproposto un quarto ed ultimo episodio, ovviamente senza Mel Gibson, dal titolo “Mad Max: Fury Road”.
Proprio questo terzo episodio è forse quello più “debole” a livello di trama, ma come spesso accade all’interno è inserita una scena che diventa di culto al di là della bellezza del film nel suo complesso.
In questo caso troviamo i protagonisti che si sfidano all’interno del Thunderdome.
Il Thunderdome è una sorta di gigantesca gabbia a forma di cupola, dove i contendenti sono legati con lunghe fasce elastiche che gli permettono di spostarsi da un lato all’altro della gabbia per combattere contro l’avversario.
Il pubblico è arrampicato sulla gabbia e fa il tifo per i contendenti, ma questo sport non ha niente di Decoubertiano…non basta partecipare, ci si gioca la vita, perché all’interno della gabbia sono presente svariate armi che rendono il combattimento al limite del grottesco e dove la violenza fa da padrona.
Infatti, le armi presenti nella gabbia, da mazze ferrate a motoseghe, hanno la funzione di distruggere la vita dell’avversario.
Incredibilmente, esiste un luogo in cui questo sport viene copiato e giocato, anche se per fortuna senza che si arrivi alle tragiche conclusioni.
Esiste un festival il “Bunging Man” che si svolge nel Nevada a Black Rock City dalla durata di otto giorni, dove tra le varie esibizioni e performance viene riprodotta la Thunderdome uguale in tutto e per tutto a quella del film, ma senza arrivare ad esisti letali. Per chi frequenta questo festival, giocare dentro la Thunderdome viene vista come un rito di passaggio e di liberazione del proprio io….!!!!
Io dico solo questo: “Don’t try this at home”!!!
ALITA L’ANGELO DELLA BATTAGLIA
Film meno noto, arrivato sul grande schermo nel 2019 è “Alita l’angelo della battaglia”, una trasposizione di un famoso Manga giapponese.
Il celebre Roberto Rodriguez, uno dei più visionari registi del momento non ha fornito una delle sue migliori performance, ma all’interno del film ci sono scene dall’alto tasso adrenalinico che comunque inchiodano lo spettatore alla sedia.
La protagonista è una cyborg adolescente alla ricerca del proprio passato, ma scoprirà che è proprio lei la chiave del mistero di Zalem, una violenta città guidata da un altro personaggio dal chiaro spirito guerriero…Edward Norton.
Alita scoprirà nel corso degli eventi di essere abile nel Motorball, disciplina iper-violenta.
Il Motorball si gioca all’interno di un’arena dove gli sfidanti che corrono su pattini motorizzati devono trasportare una pesante sfera metallica oltre la linea del traguardo.
Nel corso della gara sono ammesse tutte le scorrettezze possibili e gli stessi giocatori sono dotati di ogni genere di arma, eccetto quelle a proiettili, ma si ha a che fare con lame, catene, arpioni…insomma non si annoiano sicuramente.
Proprio per questo quasi tutti i campioni di questo sport hanno il corpo quasi completamente robotizzati che fuori dall’arena rischiano di essere “smontati” nel vero senso della parola da ladri ansiosi di impadronirsi di tecnologia avanzata.
Alita…una volta diventata una professionista, sarà talmente brava che i vertici della città tenteranno di farla uccidere infiltrando nella gara diversi sicari e proprio questa gara darà origine ad una delle scene di inseguimento migliori dell’intero film.
by Fabrizio Roscitano