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Montreal 1976 – Borys Onyscenko – L’imbroglio nel pugno
Siamo alle Olimpiadi di Montreal del 1976 e le premesse furono subito a tinte forti, visto che vi fu il boicottaggio di 29 paesi che non parteciparono a seguito della presenza della nazionale neozelandese di rugby che, durante l’apartheid, partecipò ad una tournèè in Sudafrica.
Per fortuna queste olimpiadi saranno anche ricordate per le imprese di atleti del calibro della ginnasta rumena Nadia Comaneci, del corridore cubano Alberto Juantorena e del mezzofondista Lasse Viren.
Veniamo al punto, anzi veniamo a Onyscenko.
Borys Onyscenko era un pentatleta russo nato nel 1937 in Ucraina, ed era uno degli atleti più forti dell’epoca.
La complessità dell’imbroglio, per essere nel 1976, fece uno scalpore tale, che doping e scorrettezze passarono in secondo piano, per come fu orchestrato il tutto, senza che la federazione Sovietica ne fosse a conoscenza (?).
Jim Fox, capo delegazione britannico, dopo la sconfitta del proprio atleta, tale Adrian Parker, nella gara di scherma contro il sovietico, fece formale atto di protesta in quanto riteneva che i punti sulle stoccate di Onyscenko fossero assegnati in modo poco chiaro.
La protesta, recepita al direttore del torneo, l’Italiano Guido Malacarne, fu in un primo momento sottovalutata, ma il Malacarne si prese la briga di osservare con più attenzione ciò che accadeva nell’incontro successivo, rilevando che alcune stoccate venivano assegnate anche quando la lama del sovietico rimaneva staccata dal corpo dell’avversario.
Malacarne sospese l’incontro e in un primo momento Onyscenko fece finta di non capacitarsi di cosa stesse accadendo, ma nel momento in cui gli ispettori analizzarono l’impugnatura dell’attrezzo dell’atleta dell’armata rossa, si accorsero della presenza di un pulsante all’altezza dell’impugnatura che ogni volta che veniva premuto segnalava la stoccata vincente.
L’incontro venne annullato, Onyscenko fu sospeso da tutte le competizioni olimpiche e accompagnato fuori dal villaggio olimpico e rispedito a Kiev dalla delegazione Sovietica.
Successivamente fu convocato da Leonid Breznev, sicuramente non contento della figuraccia che l’Impero sovietico aveva fatto, che gli tolse ogni tipo di riconoscimento da atleta, lo multò di 5000 rubli per poi congedarlo con disonore dall’Armata Rossa.
Non si seppe più nulla di lui, se non che si dedicò all’attività di tassista a Kiev.
Melbourne 1956 – Emil Zatopek -La locomotiva umana
Emil Zatopek nacque a Koprivinice (ex Cecoslovacchia) nel 1922 ed è a tutt’oggi considerato il più importante atleta ceco di tutti i tempi.
A metà degli anni ’40 iniziò a gareggiare come mezzofondista soprattutto nei 5.000 e nei 10.000 metri per poi aggiungere anche la maratona.
A guardarlo oggi, con il suo fisico anonimo da ragioniere, senza muscoli in rilievo o addominali scolpiti, fa specie pensare che nell’arco della sua carriera riuscì a vincere 4 ori ed un argento olimpici ed a stabilire 18 record mondiali.
Ma lo spirito con cui si allenava, la costanza con cui si allenava e la voglia di arrivare oltre i propri limiti ne fecero un atleta pressochè imbattibile nelle sue discipline, un atleta che al termine delle sue gare crollava esausto in terra e per tutto l’andare della prova emetteva dei sbuffi sonori che ne determinarono il soprannome “la locomotiva umana”.
Emil Zatopek venne ricordato anche per una non vittoria e mi riferisco alle olimpiadi di Melbourne del 1956 dove arrivò a correre la maratona solo 10 giorni dopo essere stato operato per un’ernia.
In quell’occasione riuscì comunque a classificarsi al 6° posto nella gara vinta dal suo storico rivale, il francese Alain Mimoun, che riuscì solo in quell’occasione a battere la Locomotiva.
Emil Zatopek era un fervente comunista e con il susseguirsi delle sue vittorie divenne il simbolo del Partito Comunista Cecoslovacco.
Ma purtroppo tutti sappiamo che le glorie sono pronte ad arrivare e altrettanto pronte a sparire e quelle di Emil sparirono con la Primavera di Praga del 1968, che lo vide condividere le idee dell’ala democratica del Partito Comunista, evidentemente la parte sbagliata.
Nonostante l’importanza del personaggio a livello mondiale, il Partito non ammise questo fatto e assegnò un incarico di operaio in una miniera di uranio nel nord della nazione ed in particolare a Straz Pod Ralskem facendolo sparire dai radar del paese.
Zatopek morì nel 2000 e solo nel 2012 fu inserito nella Hall of Fame delle Federazione Internazionale di Atletica Leggera.
Melbourne 1956 – Unione Sovietica conto Ungheria – Il Bagno di sangue di Melbourne
Nell’edizione olimpica che vide la prima sconfitta di Zatopek contro Mimoun, si verificarono fatti che ancora una volta si incrociarono con quanto accadeva al di fuori del villaggio olimpico.
Ci riferiamo alla rivolta di Budapest del 1956, quando tra ottobre e novembre per circa 20 giorni, migliaia di cittadini ungheresi parteciparono ad una insurrezione armata che vide coinvolti studenti, cittadini, politici e militari.
Come molti di voi sapranno la rivolta si concluse con la violenta repressione dell’Armata Rossa che provocò più di 2500 morti e una diaspora che portò 250 mila persona a fuggire verso i paesi ad ovest del blocco sovietico e negli Stati Uniti.
All’epoca l’Ungheria era una nazione con una forte presenza sportiva e nel medagliere di Melbourne giunse al quarto posto conquistando ben 9 medaglie d’oro.
Quella di cui voglio parlare è quella che vide protagonista la squadra di pallanuoto magiara che giunse a Melbourne senza sapere nulla di quanto stesse accadendo in patria, in quanto i membri della squadra vennero mandati a prepararsi in Cecoslovacchia all’inizio della rivolta.
La competizione con l’Unione Sovietica era molto sentita e anche se gli ungheresi erano nettamente più forti, la rivalità aumentò a seguito di una partita giocata a Mosca alcuni mesi prima delle Olimpiadi e vinta dall’URSS favorita da un arbitraggio scandaloso. Da segnalare che prima della partita i giocatori fecero a pugni negli spogliatoi.
Naturalmente il fato gioca splendidi scherzi e l’Ungheria si ritrovò in finale con l’Unione Sovietica per l’accesso alla finale della pallanuoto.
I magiari che dopo il boicottaggio di Regno Unito, Francia e Israele capirono che qualcosa in patria stava succedendo, decisero di far innervosire i rivali cominciando ad insultarli già prima dell’inizio della partita, come riferito successivamente dal maggior talento dell’epoca Ervin Zador.
La partita che si disputò il 6 Dicembre 1956 verrà ricordata come il “bagno di sangue di Melbourne”.
Nel corso della partita oltre agli insulti, le scorrettezze sotto l’acqua diventarono incredibilmente violente, il sangue cominciò a venire fuori dopo che il sovietico Valentin Prokorov colpì Zador provocandogli una profonda ferita sotto l’occhio, dopo che lo stesso Zador insultò lui e sua madre.
Dopo tale fatto i tifosi ungheresi, sostenuti da quasi tutti i presenti nel palazzetto, invasero l’arena cercando di aggredire i sovietici che lasciarono il palazzetto scortati dalla polizia.
L’arbitro decretò la vittoria dei magiari che stavano conducendo 4 a 0 e nonostante l’assenza di Zador in finale riuscirono a conquistare l’oro battendo la Jugoslavia per 2 a 1.
In conseguenza ai fatti di Budapest la maggior parte della squadra non tornò in Ungheria per evitare ulteriori azioni repressive messe in atto dal Partito.
Zador si trasferì negli Stati uniti dove divenne allenatore di nuoto, prendendosi cura, tra gli altri, di colui che diverterà il pluricampione olimpico Mark Spitz.
Nel 2006 la partita Ungheria-URSS venne raccontata da Lucy Liu e Quentin Tarantino nel documentario Freedom’s Fury.
Monaco 1972 – USA vs. URSS – I 3 secondi più contestati della storia dello sport
Parlare di episodi sportivi alle Olimpiadi di Monaco del 1972 è quasi offensivo per quanto successe e che nulla aveva a che fare con le Olimpiadi; mi riferisco al 5 Settembre del 1972 quando terroristi facenti parte dell’organizzazione “Settembre nero”, riuscirono ad entrare nel villaggio olimpico, a rapire e successivamente ad uccidere 11 membri della delegazione israeliana.
Ma siccome voglio parlare di sport, faccio riferimento ad un episodio che è rimasto nella storia e che periodicamente viene ricordato come uno dei più clamorosi della storia delle Olimpiadi.
Parliamo della finale del torneo di pallacanestro maschile tra Urss e USA che si svolse il 9 Settembre 1972.
Al contrario di quanto accade ormai da diverse edizioni che vedono gli Americani dominare in lungo e largo contro tutte le squadre che si presentano al loro cospetto, quella fu una finale combattuta punto a punto che si decise a 3 secondi dalla fine.
Tre secondi che vennero giocati ben tre volte e che suscitarono quasi un incidente internazionale e che ancora oggi gli statunitensi considerano una “vittoria rubata”.
I fatti riportano che gli Usa vincevano 50 a 49 e l’epilogo sembrava segnato quando i sovietici sbagliarono una rimessa consegnando di fatto la palla agli americani.
Fine dei giochi….anzi no!
Il tecnico sovietico Vladimir Kondrasin protestò vivacemente al tavolo degli arbitri riferendo il mancato assegnamento di un time-out. Ad 1 secondo dalla fine l’arbitro brasiliano Renato Righetto interruppe il gioco, assegnò il time-out e fece rigiocare la rimessa sovietica. L’URSS rimise la palla in campo ma allo scadere dei tre secondi nulla era successo e la partita finì….o no???
No!!!!!!
Questa volta, mentre gli americani stavano festeggiando in mezzo al campo, intervenne il segretario generale FIBA, l’inglese Renato (anche lui) William Jones, indicò che la rimessa doveva essere rieffettuata in quanto il cronometro non era stato riportato ai tre secondi ma era rimasto ad uno.
Per correttezza diciamo che il segretario generale non aveva alcun diritto di far rigiocare quella rimessa.
Ma la rimessa fu rigiocata! e sul lancio a tutto campo di Ivan Edesko l’esperto Alexander Belov, riuscì a conquistare la palla e segnare il canestro del 51 a 50 consegnando una delle medaglie d’oro più controverse alla nazionale sovietica.
La vittoria della nazionale sovietica fu storica anche perché per la prima volta gli Stati Uniti non riuscivano a vincere la medaglia d’oro nel Basket alle Olimpiadi.
Per rappresaglia, le medaglie d’argento non furono mai ritirate dai giocatori americani e rimasero nel forziere del Comitato Olimpico.
Vi aspetto per la prossima puntata.
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by Fabrizio Roscitano
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